Abbiamo appreso con profonda tristezza la notizia della prematura e repentina morte, avvenuta ieri sera, venerdì 4 gennaio, del collega e amico Giuseppe Cristofaro, docente di Letteratura per l’infanzia all’Università degli Studi de L’Aquila, membro del direttivo del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile e del comitato scientifico della rivista «Pagine giovani», della quale era anche prezioso collaboratore. Troppo tardi l’abbiamo conosciuto (ringraziamo il convegno romano su Giana Anguissola, organizzato dal GSLG nel 2014, che è stato l’occasione del nostro incontro), troppo presto ci è stato tolto. Si può dire di lui, senza enfasi retorica, che era la bontà fatta persona: sempre positivo, misurato, rispettoso delle opinioni e convinzioni altrui, semplice e generoso, privo di qualsiasi sussiego, tra le migliori persone nelle quali può capitare di imbattersi, all’interno dell’Università e fuori. Nella sua modestia e nella priorità attribuita ad altri valori, non aveva mai aspirato né aspirava a fare carriera accademica. Me lo confidò una volta, non molto tempo fa. In compenso, si prodigava per i suoi studenti, dai quali era amatissimo. Ho ancora vivo il ricordo dello scrosciante e inaspettato applauso risuonato tre anni fa nell’aula conferenze dell’università de L’Aquila, dove si teneva il premio Trequadrini, da lui ideato e appassionatamente organizzato, allorché feci un pubblico accenno alla fortuna per gli studenti – massicciamente presenti – di avere un docente come il prof. Cristofaro. Ma si dedicava, con generoso spirito missionario, anche ai bambini del terzo mondo; ogni anno, a tale scopo, trascorreva un lungo periodo in Africa.
Da tempo era malato e le sue condizioni di salute erano andate progressivamente peggiorando, sebbene lui si mostrasse sempre fiducioso e ottimista. Sperava di riuscire a debellare la malattia, era desideroso di fare: non poteva rimanere inoperoso. Questa estate, nel corso di uno dei nostri periodici contatti, gli accennai per telefono che avevo avuto l’idea, condivisa dalla redazione, di dedicare su «Pagine giovani», ad ogni numero, uno spazio al profilo di uno studioso di letteratura per l’infanzia, cominciando dai pionieri della disciplina. Con grande entusiasmo, si rese disponibile a stendere il primo. Inaugurò la serie con un puntuale e lucido profilo di Luigi Volpicelli, che è apparso sul n. 1/2018 della rivista. Più di recente, aveva accolto con pari entusiasmo la proposta, che titubanti (conoscendo la gravità del male e le usuranti terapie cui si sottoponeva) gli avevamo avanzato, di tenere una conferenza sulle fiabe di Emma Perodi nel Convegno sulla scrittrice che il GSLG organizza a Palermo il 20 maggio 2019. Avendo lui scritto un bel saggio sulla fiaba, in chiave psicologica e psicoanalitica (Perché narrare le fiabe, Anicia, 2016), premiato dalla Siped e da me recensito su «Pedagogia e Vita», ci sembrava che fosse un tema a lui congeniale, e che quindi lo avrebbe impegnato meno nella preparazione. A proposito di questo importante saggio: nell’a.a. 2017/2018 è stato inserito, con piena soddisfazione degi studenti, nel programma del mio corso di insegnamento di Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza, all’Università degli Studi di Parma. Lui a sua volta adottava ogni anno un mio libro, a sottolineare il rapporto di stima e di amicizia, ma anche la condivisa visione della disciplina che ci accomunava. Aveva iniziato con Il pregiudizio (La Scuola, 2014), per concludere col volume, da me curato, Pedagogia della letteratura giovanile (Morcelliana, 2017), cui aveva collaborato con preziose pagine dedicate a libri sull’intercultura e sulla “diversità” e ai fenomeni cartoonistici (ed editoriali) di Peppa Pig e Masha e Orso.
Allorchè ci comunicò la sua intenzione di dare vita a una nuova edizione del Premio Franco Trequadrini, fissato per lo scorso 5 dicembre, ci sentimmo rincuorati. Significava – arguimmo – che stava meglio, che stava recuperando le forze. Ma ci illudevamo. Era soltanto il suo grande entusiasmo che lo sosteneva.
A L’Aquila, alla vigilia dell’evento (nel quale non mancava mai di coinvolgermi, insieme a Claudia Camicia, presidente del GSLG), avemmo occasione di parlare a lungo nella hall dell’albergo. Pur segnato nel viso dalla lunga malattia, da lui coraggiosamente affrontata e serenamente sopportata, sembrava pieno di energie, aveva tanti progetti. Parlammo della relazione che avrebbe tenuto al Convegno su Emma Perodi; mi disse che avrebbe fatto volentieri ancora parte della giuria del Premio Nazionale “Città” di Chiavari al miglior giornalino per ragazzi (di cui era stato membro nel 2014), e prendemmo accordi in tal senso; mi promise contributi per la rivista, non appena si fosse ristabilito.
L’indomani, attingendo eroicamente alle residue energie, sorretto dalla passione che metteva in tutte le cose, Giuseppe organizzò in modo ineccepibile la giornata, nel corso della quale, parlando con sicurezza e competenza dinanzi a un numerosissimo uditorio, premiò il Gruppo di Servizio per la LG per la sua quarantennale attività a favore del libro e della lettura, e conferì un premio (ritirato dal figlio) alla memoria del pedagogista Mauro Laeng, che aveva dimorato a lungo in Abruzzo. Al termine della manifestazione, dopo il buffet (aveva pensato proprio a tutto), scattammo varie foto, insieme a Claudia Camicia, Livio Sossi e Donella Giuliani, sua assidua collaboratrice nonché brava scrittrice di albi per l’infanzia. Sembrava il Cristofaro di sempre. Nulla lasciava presagire una fine così repentina, sebbene si fosse presto accomiatato per concedersi un po’ di riposo. Ma sotto Natale mi telefonò per ringraziarmi (gli avevo inviato via mail dei materiali da mostrare agli studenti, a integrazione del mio intervento) e mi informò che da quel giorno le cose non andavano bene. Contava di farsi vedere da altri specialisti a Milano. Ma la sua vicenda terrena era destinata, dolorosamente, a concludersi da lì a poco più di due settimane, lucidissimo fino all’ultimo istante.
La sua morte è una perdita crudele per i suoi familiari e per i tanti che gli hanno voluto bene, ma è anche una grave perdita per l’insegnamento universitario e per lo studio e la critica della letteratura per l’infanzia. Con lui la disciplina e il mondo della pedagogia perdono uno degli studiosi più capaci ed appassionati, gli studenti un docente di grande umanità e capacità didattica e noi un amico insostituibile e indimenticabile.

Angelo Nobile
Docente di Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza
e di Pedagogia della lettura e della letteratura giovanile
Università degli Studi di Parma